Segnalazione:
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Ali ai piedi
di
Veronica C. Aguilar
di
Veronica C. Aguilar
Veronica C. Aguilar
Buongiorno lettori,
oggi vi segnalo il romanzo: "Ali ai piedi" di Veronica C. Aguilar.
Ha raggiunto più di 7.000 letture in meno di due anni. Amato da lettrici e lettori di tutta Italia, Ali ai piedi ha conquistato il cuore di tantissime persone.
In vetta alle classifiche di narrativa generale e della categoria "danza" di Wattpad, la piattaforma di lettori e scrittori di tutto il mondo, la storia di Sara ha fatto gola anche agli editori di media e grande editoria italiana.
Veronica ha deciso però di auto-pubblicarlo affidando il testo alla bravissima editor Francesca Argentati, che ormai la segue in quasi tutte le sue avventure e rinnovando il contratto con Youcanprint.it. La novità è che, a partire da questo romanzo, tutti gli ebook, invece, saranno affidati ad Amazon Kindle.
Biografia:
Concesion
Gioviale, nasce a Roma nel 1981, figlia di un padre operaio e di una madre
casalinga e cittadina spagnola, cresce in una famiglia semplice che le insegna
i valori della vita, come il rispetto e la condivisione, alla quale tiene in
modo particolare.
Dopo aver frequentato il liceo
Scientifico, frequenta un corso professionale e prende un attestato di diploma
di “addetta agli uffici import- export”.
Per problemi familiari, è
costretta ad abbandonare l’università e viene assunta come responsabile reclami
e rimborsi, per una nota società di trasporti.
Nel corso degli anni, Concesion
coltiva la passione per la scrittura, iniziando a scrivere il suo primo
racconto, ispirato a un noto anime Giapponese: Ken Shiro.
La Dottoressa Daniela Zanarini,
sua insegnante di lettere, si accorge della sua innata passione per la
scrittura e le propone di partecipare a un concorso, ma l’autrice rifiuta
pensando di non farcela; sotto consiglio di insegnanti e compagni di classe, alla
fine cambia idea, ma senza passare per la correzione della professoressa di
Italiano.
La Biblioteca comunale Federico
Borromeo, con la partecipazione di Stefano Masciarelli, decide di premiarla tra
i primi dieci, pubblicando il suo estratto “Lettera al sindaco”, in una
raccolta che parla di giovani.
La donna continua a scrivere
tenendo tutto per se, fin quando una collega di lavoro non la spinge a
partecipare a un noto concorso letterario.
Concesion vince il concorso. Si
rende conto che il contratto editoriale che le propongono è a pagamento e vi
rinuncia.
Nonostante ciò, continua a
scrivere e colleziona la bellezza di diciassette lavori tra racconti brevi e
romanzi, oltre ad ampliare la sua collezione di poesie.
In seguito, una serie di
problemi personali e familiari, la costringono a dedicare sempre meno tempo
alla scrittura, fino ad abbandonarla completamente. Anni dopo, un colpo di
fortuna e uno social network, le fanno incontrare Valentino Spedicato, suo
vecchio compagno di classe delle scuole medie, che la fa avvicinare alla musica,
essendo il batterista dei Biancostile, una band di emergenti Capitolini; prima
come amica, poi come fan e ancora come autrice, la ragazza riprende in mano il
suo sogno, attraverso il loro. Quasi per scherzo, su Facebook inizia a scrivere
un capitolo del suo primo e futuro romanzo.
Stimolata da Vincenzo Giannone,
leader della band, la donna manda il manoscritto a ben quindici editori di cui
sei lo selezionano per essere pubblicato. Qui comincia l’avventura con la
Sovera edizioni che nel 2012 decide di pubblicare il romanzo “Prendi e Vai”, ispirato proprio alla
band.
Questo libro porta all'autrice
molti risultati, su web si possono trovare recensioni molto positive. È stato portato alla
fiera di Francoforte, tradotto in Inglese e ha avuto un notevole successo.
Nel 2013 entra e fa parte del
team “Nuovi autori nel cuore di Roma”
una manifestazione completamente gratuita che promuove artisti emergenti. In
veste di addetto ufficio stampa.
In contemporanea, viene
reclutata da “Anime di Carta”, un’associazione culturale capitanata dalla
direttrice artistica Emanuela Petroni, che si occupa di promuovere arte a 360
gradi.
Nel 2014 Concesion ha il ruolo
di giuria tecnica nonché inviata speciale della trasmissione radiofonica “Heroes of the night” di Radio Onda
libera, la quale promuove musica emergente.
Il lavori dell’autrice non
finiscono qui. Nel 2013 è anche collaboratrice della rivista “Sulpalco.com” e
si occupa di recensioni per artisti emergenti.
Tutti gli impegni dell’autrice vengono
svolti da lei in maniera gratuita, senza contributi di nessun tipo. Si batte
per una causa molto importante, nella cultura emergente Italiana, la vuole
tenere qui nel nostro paese il quale, spesso, chiude le porte, ad autori di
nicchia.
Il 2 aprile 2014
entra a far parte della rosa degli autori di David and Matthaus edizioni.
Il 22 settembre
2014 esce il suo secondo romanzo: Stazione
d'arrivo (David and Matthaus edizioni).
In concomitanza
esce anche una raccolta di romanzi brevi: Qui
dove camminano gli angeli ( David and Matthaus edizioni) di cui il ricavato
andrà devoluto a una Onlus che si occupa della cura per il cancro.
Nel 2016,
Concesion, decide di riprendere in mano il suo primo lavoro, originalmente
intitolato L’Angelo del male. Un
fantasy- gotico- psicologico a cui è molto legata. Manca però qualcosa. Ed è
ancora una volta un social ad aiutarla. Chiede aiuto a qualcuno per la
descrizione delle scene di combattimento e un suo caro amico, Emiliano
Guiducci, nonché musicista e cintura nera di arti marziali, si offre per darle
una mano. Dalla loro collaborazione nasceranno nuovi personaggi e idee che
indurranno Concesion a fare del musicista, il suo co-autore. Qui prende vita il
primo capitola de La bilancia dei Mondi
divisi, pubblicato sotto pseudonimo di Veronica C. Aguilar.
Da subito, il
primo libro della saga, ottiene riscontri positivi. Centinaia e centinaia di
copie vengono vendute nelle migliori fiere del libro, tra le quali quella di
Torino, di cui Concesion è responsabile della Youcanprint.it, piattaforma di auto-pubblicazione che utilizza per
la pubblicazione del fantasy.
Grande successo e
visualizzazioni anche su Wattpad, sempre come Veronica Aguilar, con Ali ai piedi. Il romanzo tratta le
vicende di una cantante/ballerina che perde un piede e che dovrà imparare a
camminare di nuovo e in un modo completamente diverso. Il romanzo cattura
l’attenzione di vari editori e presto sarà rivelato il nome di chi pubblicherà
il cartaceo.
Nel 2017, sempre
tramite Youcanprint.it, l’autrice
pubblica una raccolta di prosa e poesia, Tutto
quello che volevo dirti, dedicata a una parentesi molto importante della
sua vita. Che le ha permesso di crescere, maturare e fare il cambiamento che
tanto aspettava: quello interiore e che rende sereni.
Nel 2019 esce La strega secondo capitolo de La bilancia
dei Mondi divisi.
Direttrice
artistica del movimento In giro con l’arte. Un movimento artistico che si
occupa di arte a 360% e che organizza eventi culturali gratuiti e senza scopo
di lucro. Collaboratrice del laboratorio Musa distorta, diretto e coordinato da
Emiliano Guiducci e che si muove per far spazio ad artisti di nicchia.
Blog autrice: http://veronicaaguilar.blogspot.com/
Genere: Romanzo narrativa moderna e di formazione
Data di pubblicazione: 1° dicembre 2019
Numero pagine: 284Prezzo cartaceo: 8,00€
Prezzo ebook: 2,99€ (gratis con Kindle Unlimited)
Link per l'acquisto su Amazon:
Sinossi:
Sara è una ragazza piena di sogni, ma la sua famiglia li ostacola spesso. Una disgrazia sul finire dell'adolescenza le cambia radicalmente la vita. Il suono di un clacson, l’odore delle gomme bruciate sull’asfalto e il dolore, le fanno desiderare di chiudere gli occhi e non riaprirli mai più. Le persone che la circondano fingono sorrisi, le raccontano bugie e la compatiscono. Un viaggio all’estero la costringerà ad affrontare situazioni peggiori della sua che la porteranno a guardare gli ostacoli da un’altra prospettiva. La condurranno dall’artefice che le ha rovinato la vita e con la quale crede di non voler avere più niente a che fare: la musica. Una scommessa fatta e persa la costringerà a restare in una scuola d’arte, dove sia studenti che insegnanti nascondono un passato difficile che continuano ancora ad affrontare. Una storia difficile, a tratti meschina, ricca di ostacoli e paure. Una storia di riscatto, di rivincita e di rinascita, in cui l’invalidità può trasformarsi in una bellissima occasione per cominciare a vivere come desideriamo veramente.
Eccovi anche una curiosità da parte dell'autrice:
Ispirato a una storia vera. Il mio ex ha perso un piede dopo un incidente in bicicletta e ha dovuto ricominciare in un modo tutto nuovo. Adesso è felice
E adesso un estratto:
Eccovi anche una curiosità da parte dell'autrice:
Ispirato a una storia vera. Il mio ex ha perso un piede dopo un incidente in bicicletta e ha dovuto ricominciare in un modo tutto nuovo. Adesso è felice
E adesso un estratto:
“La nostra vita è come una grande stanza: scegli
quella che più ti piace e cominci ad arredarla. L’inizio è promettente, ci
metti tutto quello che ti appassiona e ti fa stare bene. Musica, film, libri,
ricordi, foto e quaderni con appunti. Con tutti i tuoi sogni. Poi accade
qualcosa e ci infili anche cose che vedi nelle vite altrui e che per qualche
inspiegabile motivo vuoi pure tu, anche se non sai cosa fartene. Oppure arriva
qualcuno e comincia a riempirla, insieme a te. Solo che… non sempre sono cose
piacevoli. E, così, introducono, introduci… fin quando non entra più nulla. E
non c’è spazio. Nemmeno un minuscolo vuoto per poter respirare e, nel caos, non
trovi più quello che per te era essenziale chiedendoti dove sia sepolto. Dopo
questa domanda, ti fermi e, per quanto sia faticoso e stancante, decidi di fare
ordine e pulizia. Ecco, la vita è questa, una grande stanza dove noi mettiamo
ogni cosa che incontriamo durante il cammino, ma poi lo spazio termina, il
disordine domina e se non si fa qualcosa si finisce per essere sepolti insieme
al resto, precludendosi la possibilità di fare spazio a cose nuove e
meravigliose.”
“Quando vedi un disabile,
pensi in automatico che la sua vita sia complicata, più difficile e che debba
necessariamente rinunciare ai suoi sogni, alla sua vita e alla sua felicità.
Si, perché davanti ai tuoi occhi hai una persona che non è più come prima. Ma
ci sono cose che non si vedono e che, se non si scava in profondità, non si
riescono a scorgere. Quando sei un invalido, le cose di cui parlo sopra le
pensi anche tu. In veste di menomato. Ma solo all’inizio. Perché poi è tutto
diverso. Perché tu resti lo stesso, dentro. Trovi solo un altro modo di
camminare e vivere la vita. Gli altri vedono l’abito che vogliono farti
indossare, ma tu sei sempre lì. Tu e semplicemente tu.”
“Avevo sempre detestato la
violenza, dare nell’occhio e attirare l’attenzione. Avevo preferito sempre
stare al posto mio. Ma, in quel caso, ero felice di aver fatto quello che avevo
fatto. Non solo per quell’idiota di Carl, ma anche perché mi ero messa in gioco
e questo mi permise di avere degli amici. Degli amici.”
All’inizio
tutti mi osservavano perché ero quello nuovo, adesso, invece, perché ero una
ragazza e avevo destato scandalo. Mi sedetti in un angolo nascosto del
ristorante e ordinai il mio pranzo.
«Ciao,
posso?»
Ancora
prima di chiedermelo, Antoine si era già seduto al mio fianco.
«Grazie,
ma non dovevi.» Mi afferrò la mano stringendola forte.
“Il fatto che tu sia gay non
significa che ti debba trattare in quel modo”
scrissi.
«Lo
hai capito. Sei una buona amica, Sara.» Afferrò il menù.
“Anche tu. Ma devi
svegliarti, sei troppo buono.” Feci scivolare il foglio
sul suo lato.
«Sei
stata fantastica. Nessuno aveva mai tenuto testa a Carl, fino a ora. Almeno è quello
che la gente mormora nei corridoi.» Lyan prese posto davanti a noi.
«Tutta
la scuola parla di te, cazzo. Fosse mai che quel prepotente la faccia finita.»
Nathan avvicinò la sedia a rotelle alla mia sinistra.
«Sara,
ti presento Micaela, la mia ragazza.» Indicò una ragazza riccia e bionda. «Ah,
ho invitato Josh a farci visita, ci siamo scambiati i numeri» aggiunse
afferrando il telefono.
«Chi
è Josh?» indagò Antoine.
«È
bellissimo, magari te lo possiamo presentare» scherzò Nathan.
«Falla
finita, idiota.» Micaela afferrò il menù e glielo diede in testa. «Mi ha detto
Nath che hai ballato e che sei molto brava.» Mi afferrò la mano.
«Dio,
ragazzi, fatela respirare.» Altri due si avvicinarono e presero posto accanto a
noi.
«Lui
è Simon e lei è Agnese, la sua ragazza» li presentò Antoine.
Quando
ero entrata in quella scuola, ero a pezzi e credevo di non farcela a
ricominciare. Mi sentivo una nullità, tremendamente sola e credevo che vivere
in quello stato fosse peggio della morte che avevo desiderato per molto tempo,
senza mai avere, però, il coraggio di farla finita.
Adesso
ero seduta al tavolo, sorridevo, parlavo di progetti, parlavo di sogni, avevo
degli amici e stavo bene. Mi sentivo viva.
Stavo
condividendo con qualcuno tutto di me. Era liberatorio, era come far uscire
l’aria da un palloncino e fluttuare in aria, finalmente libera di essere me
stessa. Non mi vergognavo più delle imperfezioni, non mi vergognavo più di
essere me.
Li
vedevo sorridere a quel tavolo, guardarmi negli occhi e invitarmi a entrare nelle
loro vita. Pensai che alla mia famiglia non si sarebbe sostituito mai nessuno e
che quel dolore grande lo avrei portato sempre con me, ma che qualcosa o
qualcuno mi stava dando la possibilità di ricominciare, a modo mio.
“Tutti lo sottovalutano fin
quando non lo vivono. Non ho mai creduto in questa frase. Perché? Ci sono
persone talmente sensibili che anche se non vivono il dolore in prima persona
riescono a sentirlo comunque. Una cosa poco comune, ma accade. Io sono una di
queste persone. E, quando succede, quando vivi o senti il dolore, ti sembra di
impazzire. Fa male alla testa, fa male alle ossa e fa terribilmente male al
cuore. Ti manca il respiro, non sai da dove ripartire, ti senti perso, ti viene
il vomito. Non ti va di alzarti dal letto, vivi costantemente in uno stato di
profonda tristezza e malinconia e se a soffrire è una persona che ami, ti senti
inutile. In questi momenti, ho sempre trovato lei, la musica. È in credibile
quanto questa possa essere d’aiuto ad affrontare le cose della vita. C’è sempre
una canzone giusta, per ogni momento. Anche in quelli più sbagliati. Lei c’è e
sembra quasi alleggerire le tue sofferenze.
Nacqui con la musica nel
cuore, morii con lei e la odiai per mesi, fin quando non mi rimise in piedi. E
fu la mia salvezza, come ogni volta.”
“Dieci lunghissimi anni.
Dieci anni di lettere scritte e mai spedite. Dieci anni di notti passate a
piangere la sua assenza. Dieci anni sperando che tornasse. Dieci anni in cui ho
fatto fatica a respirare, senza lui. Dieci anni in cui ho costruito la mia
felicità, nonostante lui non ci fosse. Dieci anni di cadute ma di riprese
continue, pensando a tutto quello che lui mi aveva insegnato. Dieci anni di
piccolissime belle cose che mi hanno reso quella che sono oggi. Dieci anni di
solitudine, anche se circondata da persone e d'amore. Dieci anni in cui mi sono
data sempre della stupida, pensando che, forse, le cose potevano essere fatte
in un altro modo, senza soffrire e far soffrire tanto. Dieci anni e poi... incredibilmente,
ancora noi.”
“A volte, per rendere felice
qualcuno che amiamo, bisogna fare cose stupide. E io avevo fatto la
stupidaggine più grande della mia vita. Ma... lui era felice. In ogni caso, se
era destinato a me, sarebbe tornato e non mi importava quanto tempo avrei
aspettato. Mesi, anni, la cosa che contava in quel momento era che lui,
finalmente, trovasse un po’ di serenità. Perché la mia era completamente
dipendente dalla sua. Se gli avessi chiesto di andare, giurandogli il mio
amore, per quest’ultimo non sarebbe mai andato via. Quindi feci una scelta.
Quella giusta per lui.”
“Parole. Le diciamo, le scriviamo. Se si limitano a
essere solo questo, a volte perdono di significato. La cosa che dovrebbe essere
naturale fare, sarebbe non dargli importanza. Ma chi sa perché, per uno strano
meccanismo della nostra testa, gliela diamo eccome. Ci feriscono, feriamo.
Esprimiamo amore, esprimiamo odio. La maggior parte delle volte, però, le
interpretiamo. A modo nostro. Gli diamo una chiave di lettura tutta nostra, a
seconda delle esperienze che abbiamo vissuto in passato. Una persona a cui voglio
bene, mi insegna che dovremmo imparare a dar loro il significato letterale. E
se abbiamo qualche dubbio, invece di giudicare, dovremmo chiedere. Del parlare,
purtroppo, facciamo un cattivo uso. Spesso anche dello scrivere. Fiumi di
parole che feriscono e che poi restano semplicemente quello che sono: parole,
sulle quali noi costruiamo il NOSTRO significato. E così finiscono i rapporti.
Non si parla, si vomitano parole e basta. Non si chiede, si interpreta, si
giudica. Le parole di Stefano mi avevano ferito. E nella mia testa c’era tutto
un film. Una mia interpretazione delle cose. Ma la realtà era un’altra.”
Molto carino, non trovate?
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