Segnalazione:Olimpiala docile schiava vol. I
di
Laura Magnani
Laura Magnani
Buongiorno lettori,
vi segnalo il romanzo: "Olimpia – la docile schiava vol. I" di Laura Magnani, edito Eroscultura Editore.
Arrivo
all’appuntamento, ormai è buio, entro nella stanza, Cosimo ha apparecchiato, in
un attimo sono nuda, mangiamo velocemente, apriamo il vino, ci scambiamo
qualche pezzo di dolce.
Ridiamo
da matti quando accende le candele, sono rosse di quelle votive un po’ fuori
luogo ma penso che il profano quando raggiunge certe vette, diventi sacro.
La
stanza ora è rossa, iniziano i giochi.
Sono
una gatta e lui compra i gomitoli per farmi divertire. Dalla borsa delle
meraviglie prende un giocattolo, mi fa stendere sul letto a gambe divaricate,
mi penetra a fondo con quello e con le dita solletica il culo, sono così
bagnata che scivolano dentro in un attimo.
Ho
la pelle che brucia, mi metto sopra di lui e cominciò a muovermi. Cosimo ha uno
sguardo che non voglio dimenticare mai più, mi desidera ma mi scopa con
distacco come se mi facesse una concessione e questo mi fa impazzire.
Mi
ferma, si alza, è dritto davanti a me, mi fa colare la saliva sulla bocca, io
lo aspetto ubbidiente, in ginocchio.
Sono
una schiava.
Tengo
le mani dietro la schiena, non voglio muovermi, chiudo gli occhi e aspetto.
Ho
voglia di godere e di sentirlo godere ma è ancora presto, devo essere paziente,
intanto la mia pelle bianca risalta nella luce rossa delle candele.
Mi
rimette a sedere sul letto poi mi fa stendere, gambe aperte e braccia tese, gli
occhi ancora chiusi. Cosimo mi penetra con le dita prima una poi due, mi
sussurra quante ne sta usando, ogni tanto avvicina il cazzo alla mia bocca ma
per pochissimo tempo, questa è un’altra concessione.
“Non
te lo meriti, troia” mi sussurra piano all’orecchio.
Quattro
dita nella fica e il mio sesso si apre e si chiude ritmicamente, lo percepisce
anche lui, mi giro e comincio a toccarmi sono piena di lui, la sua mano si
chiude a pugno e spinge, inizia un orgasmo, inizia un viaggio, non ho idea se
riuscirò a tornare.
Questo
inatteso fisting mi porta lontano, ai confini di un piacere inesplorato.
Non
respiro, mi sta premendo il viso contro il cuscino, ha capito che la mancanza
d’aria mi eccita, lo so, è pericoloso ma aumenta il mio desiderio, mi fido di
lui, mi accarezza la schiena e la morde.
Sono
sua.
Al
mattino facciamo ancora l’amore, si muove lentamente dentro di me. Ci baciamo a
lungo, le nostre lingue ripercorrono i passi di tango.
Indugia
dentro la fica che è scandalosamente bagnata e sciabordante. Il mio piacere è un’onda
che travolge anche lui.
“Non
fermarti.” Lo sento godere, il suo spruzzo potente si schianta sull’utero, lo
percepisco molto bene, qualche goccia di sudore gli cola sulla guancia.
Ci
rivestiamo in silenzio, le parole sono superflue abbiamo parlato attraverso i
nostri corpi, sono piena del suo nettare, delle sue mani, e sono ancora sua.
Con
la mente continuo a fare l’amore con lui.
Lo
saluto con un bacio sfiorato sulle labbra e torno alla mia vita.
La
primavera è nell’aria, nella natura, nel cielo terso di marzo.
Gli
scrivo se è disponibile per una lezione.
“Oggi
alle sedici” la risposta.
Esco
prima dal lavoro e corro da lui, i ricordi bruciano e vorrei che mi scopasse lì
sul pavimento ma devo saper aspettare. Cominciamo a ballare, il suo abbraccio è
come tornare da un lungo viaggio.
“Senti,
sta suonando Volver non è un caso.” Mi sta insegnando a sentire il pavimento.
“Accarezzalo”
mi sussurra “entra ed esci” come il suo sesso dentro di me o le dita magiche.
Non
è semplice, la mente lo comprende ma il piede a volte è anarchico, continuiamo
la lezione e intanto parliamo di donne, di cosa farei se ne avessi una a
disposizione.
Una
schiava per una schiava.
La
immagino nuda e prona mentre la penetro con lo strap on, la scopo ritmicamente
mentre il mio Master mi allarga il culo.
Mentre
viaggio con la mente sempre più porca, sempre più troia, Cosimo mi indica il
pavimento.
“Usalo
come fosse la tua schiava” e finalmente lo sento.
Gli
stringo la gamba, la fica cola di piacere e vengo accompagnata dalla sua voce
mentre accarezzo il legno del parquet che sembra vivo, fatto di carne.
Gli
incontri si fanno più frequenti, il 3 è il nostro numero fortunato, la nostra
alcova, la nostra tregua. Per questo appuntamento indosso un bustino nero
intrecciato sui seni, fa intravedere i capezzoli turgidi. Mangiamo, ci baciamo
con in bocca il gusto del vino e del sesso.
Cosimo
a volte è un uomo ruvido, prende ciò che è suo ma è un uomo ferito.
Intrappolato in un matrimonio fallito e infelice, proprio come me.
Mi
fa chinare sul tavolo e mi lega, sono esposta e inerme. Mi infila delle palline
nel culo, a una a una, le conta a voce alta. tutte, fino in fondo. Il mio
cervello ancora una volta esplode.
Inizia
a scoparmi, ma ha già in mente un altro gioco. Mi slega, ma solo per farmi
piegare sulle sue ginocchia: inizia a sculacciarmi.
Era
quello che sognavo!
“Di
più, voglio sentire la pelle bruciare” gli dico con la voce strozzata. Lui mi
infligge degli schiaffi sulle natiche roventi, a ogni colpo le vibrazioni del
mio corpo sbattuto riverberano sulla clitoride, avvicinandomi all’orgasmo.
Poi,
la fica la penetra con le dita, intanto i capezzoli strusciano contro le sue
gambe. Mi prende per mano e mi porta sul letto mi gira a pancia in giù e mi
ammanetta alla spalliera.
Ho
le braccia molto tese, mi fanno male, lui lo sa ma mi lascia in quella
posizione.
Sono
una schiava, non ho diritto di lamentarmi. Mi lecca il buco del culo, sento la
saliva colare, è meraviglioso e dimentico il dolore agli arti. La lingua scorre
tra le natiche. La punta mira al fiorellino e cerca di forzarlo, quasi ci
riesce.
Il
piacere mi rilassa, sono pronta per essere montata. Con le mani mi allarga il
culo, lo penetra con le dita, poi appoggia il cazzo durissimo. Avanza
centimetro per centimetro, mi sto lentamente adattando, poi l’affondo finale,
devastante, inesorabile.
Soffro
e godo come una pazza, come una troia. È una danza spietata l’orgasmo arriva
presto, è forte e sfacciato, quasi simultaneo, gode anche lui e gli umori si
mescolano.
Mi
gira e mi immobilizza di nuovo, questa volta lega anche le caviglie, estrae
dalla borsa le pinzette con dei pesi attaccati, le serra sui capezzoli mi
strappa un gemito ma mi intima di non lamentarmi, di resistere.
Non
è facile ma devo farcela.
Poi avvicina un fallo a pochi centimetri dalla
fica. Comincia a toccarmi, inarco la schiena e questo movimento stringe ancora
di più le corde, il metallo delle manette lacera superficialmente i polsi. Non
vedo Cosimo, mi ha bendata, sono un animale in gabbia, cerco solo di soddisfare
il mio piacere. Arrivo a toccare il fallo, mi penetro da sola, Cosimo lo spinge
più a fondo so che mi sta guardando e intanto si masturba.
Ci
fermiamo per pochi minuti, vicini, abbracciati in fondo c’è dolcezza nel nostro
prenderci.
Dovrei
andare ma il mio Master mi chiede ancora una volta, obbedisco, sono la sua
schiava.
Non
mi basta mai, ho fame di lui e vorrei mangiarlo ma non mi sazierei. È sopra di
me, lo abbraccio, lo stringo con le gambe.
“Più
a fondo, non ti fermare.”
Lo
sento che gode, è l’unico momento in cui lo vedo nudo e fragile.
Ritorno
a casa e mi guardo allo specchio, ho i segni del suo passaggio. Sorrido
soddisfatta e appagata. Sono una brava schiava.
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