Segnalazione:Sola con meLa vita asimmetrica di Sally
di
Andrea Capuccini
Andrea Capuccini
Buongiorno lettori,
Sally chiede a quel giovane, che scambia all’inizio per il portinaio, di restare a distanza, di concederle ancora qualche minuto.
Vuole riflettere, non sulla scelta da prendere, quella è stabilita. Deve meditare sulla vita che ha vissuto, fare un resoconto delle cose buone fatte nel corso degli anni, ci vorranno pochi minuti in effetti, almeno secondo il parere chi l’ha conosciuta. Ma poi, chi l’ha davvero conosciuta? Forse in parte il figlio.
Il carattere introverso, provato dalle molteplici dolorose esperienze, l’ha portata a rinchiudersi in sé stessa, somatizzando i conflitti interiori in disturbi organici e funzionali. Ormai le fobie che la tormentano non si contano più.
Vuole aspettare ancora un po’, affrontare per un’ultima volta i propri sensi di colpa e affrancarsi da essi, sì da poter partire col cuor leggero svuotato dai mostri interiori che da sempre l’hanno accompagnata, alla ricerca speranzosa e spasmodica di un nuovo futuro.
Il conflitto interiore è grande ma se vivere non è un piacere, non può nemmeno diventare un obbligo.
Ce n’è voluto di tempo ma alla fine è riuscita a prendere in mano e a decidere della propria vita, o forse sarebbe più corretto dire della propria morte, visto il contesto.
E ora, dopo essere sprofondata, è determinata nel volere andare fino in fondo. E nessuno potrà toglierglielo dalla testa.
Capitolo 6
«Sono anche io credente anche se in realtà frequento poco la Chiesa, un po’ per il lavoro, un po’ per pigrizia. Mia moglie è molto più praticante di me, non passa una domenica senza andare a messa con le bambine. Abbiamo due figlie, due gemelline di undici anni, Emma e Olivia. E lei? Ha figli?»
«La prego, se ne vada, mi lasci in pace, non se la prenda ma non ho nessuna voglia di stare ad ascoltarla, voglio stare da sola, vorrei soltanto pensare.»
«Signora, mi dispiace ma non posso voglio aiutarla. Sono un maresciallo dei carabinieri, con me può stare tranquilla, non le farò del male. Non vuole ascoltarmi? Va bene, però io vorrei davvero ascoltare lei. Cosa c’è di così brutto? Cosa c’è che non va?»
A quelle parole Sally ha un sussulto e gli sorride con dolcezza, poi gli dice: «Avrei dovuto immaginarlo.»
«Cosa?»
«Che lei è un carabiniere. Mi sembra di rivedere mio figlio, alto come lei, fiero, austero, elegante e con un cuore grande. Un suo collega. Lei deve essere un brav’uomo, anzi, ne sono certa. Anche fisicamente me lo ricorda, con i capelli brizzolati e l’evidente taglio militare. Come si chiama?»
«Mi chiamo Mario e lei?»
«Sally.»
«Sally, perché non scende da quel cornicione e viene qui? Mi piacerebbe poterle offrire una bibita fresca al bar, con questo caldo sarebbe rigenerante, così potrebbe raccontarmi cos’è che la assilla e, se me lo permette, vorrei davvero esserle di aiuto. Magari più tardi potrebbe venire a casa nostra, potremmo farci una pizza tutti insieme così conoscerebbe le gemelline, sono adorabili sa? E avrebbero proprio bisogno di una nonna, visto che qui siamo da soli. La prego, venga giù con me, non stia lì a sudare che potrebbe prenderle un collasso.»
«Grazie dell’invito ma non ho per nulla voglia di scendere, voglio restare qui. E poi, mi creda, il caldo non è davvero un problema, per me è più facile sanguinare che sudare.»
«Ok, come desidera. Però potrebbe lo stesso raccontarmi di lei. La prego, mi incuriosisce molto. Cosa c’è che non va?»
«Le assicuro che non le piacerebbe ascoltare cosa c’è che non va nella mia vita, è stata tutto uno sbaglio, tutto da buttare via.»
«La prego, Sally, condivida con me la sua storia. Sono sicuro che suo figlio al mio posto farebbe la stessa identica cosa, resterebbe qui con lei ad ascoltarla anche se, come dice lei, non c’è nulla di bello da sentire.»
«Lei è molto insistente, lo sa? Però devo dirle che mi piace molto, come può piacere un ragazzone come lei a una vecchia babbiona come me, sia chiaro. Vede, sono anni che non parlo con qualcuno perciò stia attento perché se comincio potrei non fermarmi più e qualcuno di noi per la disperazione potrebbe buttarsi di sotto, e non è per nulla scontato che quel qualcuno sia io, perdoni il sarcasmo, Mario. E va bene, allora, vista l’insistenza se proprio vuole le parlerò di me e della mia inutilità, però la avverto, si annoierà parecchio, perché dovrò partire da quando tutto ha avuto inizio, da quando sono nata, e c’è davvero tanto da raccontare.»
Mario, con la fronte perlata di sudore per il caldo e soprattutto per l’agitazione, le risponde: «Davvero, sono tutt’orecchi. Sono qui per ascoltarla, il tempo che vuole. Coraggio, mi racconti di lei.»
Sally inizia così a ripercorrere la propria vita, quasi rivivendola passo per passo in un flashback, aprendosi a quello sconosciuto come se lo conoscesse da sempre, come se si stesse raccontando al figlio Francesco, nell’intimo e senza riserve, come forse per troppo amore non gli aveva mai parlato.
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