Segnalazione:
Cuori a Kabul.
Poesie per l'Afghanistan
a cura di
Pietro Fratta
Buongiorno lettori,
vi segnalo la raccolta di poesie: "Cuori a Kabul. Poesie per l'Afghanistan" a cura di Pietro Fratta, edita Graphe.it.
Con testi di Stefano Bidetti, Gisella Blanco, Emanuela Botti, Isabella Braggion, Fabrizio Cavallaro, Agnese Coppola, Clarissa Costanzo, Tommaso Fiscaletti, Cettina Garigali, Simona Magagnin, Chiara Lev Mazzetti, Eleonora Molisani, Monia Moroni, Claudia Muscolino, Veronica Paladini, Mirella Parisi, Selene Pascasi, Francesca Pizzo, Miriam Maria Santucci, Emma Saponaro, Giuseppe Traina, Asia Vaudo.
Prefazione di Susanna Camusso.
Il ricavato delle vendite del libro sarà destinato a Emergency, che è presente in Afghanistan dal 1999 e ha curato più di sette milioni di persone nei suoi ospedali a Kabul, Lashkar-gah e Anabah.
Se le parole, come si dice, sono cose, allora una
cosa che possiamo fare è parlare. In versi, nello
specifico: ai toni monocromi della guerra si possono
opporre le sfumature della poesia, un mezzo
universale che permette di allargare lo sguardo e
la gamma delle percezioni, e aiuta a comprendere,
condividere, esprimerci come umani fra umani.
prefazione di Susanna Camusso
Biografia:
PIETRO FRATTA vive e lavora a Pesaro. Ideatore del laboratorio poetico di www.ScriverePoesia.it, ha pubblicato alcuni romanzi e un paio di raccolte di poesie.
Genere: raccolta di poesie
Editore: Graphe.itData di pubblicazione: 26 ottobre 2021
Numero pagine: 198
Prezzo cartaceo: 15,00€
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Sinossi:
Pochi italiani ormai conservano ricordi diretti di cosa significhi davvero la guerra, l'oppressione, la disperazione che ne consegue; ma l’idea risuona in noi con un’eco ugualmente minacciosa, perché è cosa anche della nostra storia, e di quella dell'umanità intera. C’è chi si pacifica pensando: «Per fortuna l’Afghanistan è lontano»; in molti invece sorge immediata la più urgente delle domande: che cosa possiamo fare?
Se le parole, come si dice, sono cose, allora una cosa che possiamo fare è parlare. In versi, nello specifico: ai toni monocromi della guerra si possono opporre le sfumature della poesia, un mezzo universale che permette di allargare lo sguardo e la gamma delle percezioni, e aiuta a comprendere, condividere, esprimerci come umani fra umani.
Ciò che passa di bocca in bocca sarà dunque la voce tremante di un canto poetico che nelle sillabe più dolenti celebra la speranza, la pace e la fiducia nel futuro. E ha un nome: Ghazal. Così è stata chiamata la prima bambina nata in Italia dopo la fuga della madre da Kabul; nella nostra lingua significa “poesia”.
Molto interessante, lo leggerete?
Buona lettura!
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