Segnalazione:
Phantomatìk
di
Gianluca Agomeri
Buongiorno lettori,
segnalazione di un altro interessantissimo romanzo: "Phantomatìk" di Gianluca Agomeri.
Biografia:
Nato a Roma tanto tanto tempo fa (non mi basta il fiato per spegnere più di quaranta candeline), vivo e lavoro all’estero (prima in Francia, poi in Inghilterra).
Quando racconto con orgoglio ai miei colleghi di aver pubblicato il mio romanzo Phantomatìk, tutti mi guardano con occhi sgranati: davvero un Ingegnere Aerospaziale può possedere una vena artistica? Impossibile, direte. Apparentemente, però, tra un calcolo e un algoritmo ci può scappare uno spazietto anche per quello.
Scrivo fantasy da una quindicina di anni e, tra romanzi terminati ma mai pubblicati e romanzi mai terminati, il mio cassetto è già stracolmo. Dopo aver vinto qualche premio in concorsi per racconti brevi, ho deciso di creare un personaggio diverso dal mio solito: così è nato Phantomatìk (il nome non è un’idea mia, ma di uno dei personaggi del romanzo, come si scoprirà leggendo!).
Per me, scrivere è divertente. Essere pubblicato è un motivo di orgoglio. Avere un papà come primo lettore è impagabile!
Editore: GDS Edizioni
Data di pubblicazione: 24 novembre 2018
Prezzo ebook: 3,49€
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Sinossi:
La criminalità organizzata si sta rafforzando e i Servizi Segreti faticano a seguirne le tracce. Un misterioso giustiziere mascherato dalla forza sovrumana, nel frattempo, combatte una battaglia personale contro la malavita. Eroe o fuorilegge? È il dilemma che presto dovrà affrontare Miriam Piccoli, agente operativo dell'Intelligence il cui destino si intreccerà con quello del superuomo dall'identità sconosciuta. Intanto, la temuta banda criminale della Signora si prepara a colpire...
Eccovi anche un estratto:
Eccovi anche un estratto:
“Anche
stavolta abbiamo fatto il pieno di letame, capo!” disse con non celato
disprezzo l’agente De Carli mentre l’ultima delle auto della polizia partiva a
sirene spente e lampeggianti accesi con un rumoroso, quanto inutile, stridio di
pneumatici. Il mento infossato nel bavero del cappotto e un cappello di lana
che copriva gran parte dei suoi riccioli castani, se ne stava ingobbito per
trattenere un po’ di calore.
L’alba
era ancora lontana e, dopo un’intensa nottata di lavoro concitato, finalmente
calò una quiete benedetta dai pochi che erano ancora sul posto.
“Già,
altri sette. Di cui uno ridotto piuttosto male, direi.” rispose Marcello Vanni.
Alto funzionario dei Servizi Segreti, da anni lavorava dirigendo i suoi uomini
da dietro una scrivania e mai avrebbe pensato di ritrovarsi sul campo alla
veneranda età di sessantuno anni. Prese un fazzoletto di carta da un pacchetto
semivuoto e si soffiò il naso con fragore, maledicendo l’umidità e il freddo di
quella notte di novembre in cui, dopo essere stato sbattuto giù dal letto, si
era ritrovato in un parcheggio vuoto di un supermercato in un quartiere
popolare di Roma. Il tutto semplicemente per costatare la presenza di sei
uomini legati come salami, ai quali si accompagnava un cadavere col collo torto
in maniera innaturale, ma senza alcuna traccia del colpevole, neanche a
cercarla col microscopio. Da quando episodi come questo si erano moltiplicati e
i Servizi continuavano a brancolare nel buio, aveva dovuto, suo malgrado,
abbandonare il comodo tepore del suo ufficio per mettere la sua esperienza al
servizio dei suoi collaboratori più giovani. Senza grandi risultati, in verità.
“Ti
riferisci a quell’orso di un metro e novanta col collo spezzato? Giuro che se
non è stato Ercole in persona, io...” riprese Mimmo De Carli.
“Lascia
stare i giuramenti, non è stato Ercole. Certo che per immobilizzare
quell’energumeno, mettergli un braccio intorno alla gola e piegare quel collo
che sembrava un tronco di quercia, dovevano essere almeno in quattro. Pure
grossi, direi.”
“Invece
era uno solo e pure piccolo, stando alla testimonianza degli altri sei
sopravvissuti, che per essere vivi sono vivi, ma ci vorrà abbondante gesso per
rimetterli in piedi. Da solo li ha stesi tutti e sette, è saltato addosso a
quel disgraziato, reo di aver impugnato una pistola, gli ha preso la testa con
le due mani e... crac!”
“Hai
ragione, è difficile da credere.” commentò dubbioso Vanni. “Corrisponde
esattamente, però, a quanto hanno riportato le vittime (chiamiamole così) dei
precedenti episodi. Un individuo di media statura, corporatura esile, vestito
di nero dalla testa ai piedi, il volto mascherato. Nessun dettaglio in più,
troppo fulminei i suoi attacchi per dare il tempo di osservarlo meglio. Dotato
inoltre di una forza mostruosa. Da dove accidenti salta fuori?”
“Demone
dell’Inferno o angelo del Paradiso? Una delle due.” rispose De Carli mentre si
passava un dito sui baffi per togliere l’umidità accumulatasi.
“Faccio
francamente fatica ad associarlo a un angelo.”
“Devi
però ammettere che ci sta risolvendo non poche grane.”
“Per
te forse.” obiettò Vanni. “A me sta venendo un’ulcera. E... E...” S’interruppe
restando appeso per qualche istante, prima di esplodere uno starnuto.
“Accidenti a lui!”
Due
ore e mezzo passate nell’umidità notturna stavano facendo effetto.
“Cinquantadue
criminali appartenenti a una delle più pericolose bande d’Italia consegnati su
un piatto d’argento, legati, imbavagliati e pronti alla cella: mi sembra un
buon servigio, non credi?” osservò De Carli.
“Pronti
alla cella, ma non prima di un passaggio obbligato all’ospedale. Tra quei
cinquantadue, poi, ce ne sono cinque che mi sembravano più pronti per
l’obitorio, per dirla tutta.”
“Dettagli.”
“A
casa mia si chiama omicidio. Di criminali, feccia della società, ma pur sempre
omicidio.” sbottò Vanni rimproverando il collega.
“Troppi
anni dietro una scrivania, sei diventato tenero.”
“Io
non...” cercò di replicare Vanni, ma fu interrotto dalla suoneria del suo
telefono cellulare. Non poté trattenere un gesto di sconforto quando vide
apparire il nome di Cesare Ruggerio, il capo dei capi dell’Intelligence
italiana. “Buonase... No, nessuna novità... Sì, stessa dinamica, semp...
Purtroppo nessun indizio, noi... Ci stiamo attivando per... Sì certo, ti terrò
infor... Faremo del nostro meglio... No... Sì certo, finora non siamo stati
all’altezza ma... Capisco... Ti prometto...”
“Sembrava
arrabbiato, sbaglio?” commentò divertito De Carli quando l’altro ebbe
riattaccato.
“Fammi
mettere le mani in torno al collo di quel pupazzo mascherato e poi vedi che
fine gli faccio fare io!” sbottò Vanni, ingoiando una pasticca da una boccetta
marrone. “Mi farà venire l’ulcera, maledetto lui!”
Si
diressero insieme alla macchina di De Carli, parcheggiata poco più in là,
lasciando sul posto solo due tecnici in camice bianco incaricati di nascondere
i segni di sangue prima che arrivasse gente e di trovare qualche traccia utile
sull’asfalto illuminato dai lampioni, anche se era chiaro a tutti che non ne
avrebbero trovate. Vanni si girò un’ultima volta, pensieroso, a osservare
l’asfalto dove fino a poche ore prima giacevano sette criminali messi fuori
combattimento; poi, tenendosi il cappello che copriva una testa su cui non
restavano che pochi ciuffi di capelli grigi sui lati, aprì la portiera e si
accomodò.
Io lo leggerò, e voi?
Non ho mai letto il libro di un ingegnere aereospaziale... potrei iniziare da questo ;)
RispondiEliminaDai, poi fammi sapere cosa ne pensi :)
EliminaCiao, interessante, grazie per la segnalazione
RispondiEliminaGrazie a te per passare sempre!
EliminaCiao Ilaria, nel mio blog trovi un premio per te. Ti aspetto!
RispondiEliminaMa dai! Che bello, grazie... passo subito a trovarti :)
EliminaHo letto questo libro perchè incuriosita dalla sinossi. L’ho trovato interessante ed ho impiegato pochi giorni per leggerlo. Buon segno, non trovate! Bella storia, con personaggi che attirano l’attenzione del lettore (quel Mimmo de Carli è fenomenale!) ed un finale per nulla scontato. E’ un susseguirsi di colpi di scena che a volte ti lasciano a bocca aperta. Soddisfatta di averlo letto! :)
RispondiEliminaWow, allora adesso sono ancora più incuriosita con questo tuo commento.
EliminaGrazie per avercelo detto, sono sicura che l'autore apprezzerà ;)