Segnalazione:
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Penny portafortuna
di
Jill Barnett
di
Jill Barnett
Buongiorno lettori,
oggi segnalo il racconto "Penny portafortuna" di Jill Barnett, tradotto da Isabella Nanni ed edito Babelcube.
Jill Barnett la conosciamo già per i romanzi Un’adorabile sognatrice, Una ragazza incantevole, Un Cavaliere Tutto Suo (titolo originale: "A Knight In Tarnished Armor") e Grace l’Indomita (titolo originale: Saving Grace), tutti tradotti da Isabella Nanni ed editi da Babelcube.
In più la novella natalizia "Daniel e l’Angelo" tradotto da Marianna N., primo racconto di questa serie e il racconto "L'eroe di Eleanor", tradotto da Isabella Nanni.
Biografia:
Definita “la maestra dei romanzi dell’amore e della risata”,
Jill Barnett è un’autrice di fama internazionale con oltre 8 milioni di copie cartacee
vendute ed è stata spesso al vertice delle classifiche dei best seller del New
York Times, USA Today, The Washington Post, e Publishers Weekly. Con l’avvento
dell’era digitale Jill Barnett è stata numero 1 con i suoi 18 libri nella
classifica dei titoli a pagamento più venduti su Amazon e ha venduto oltre un
milione di copie digitali. In Italia alcuni suoi libri sono stati pubblicati da
Mondadori.
Data di pubblicazione: novembre 2019
Numero pagine: 75Prezzo ebook: 2,99€
Prezzo cartaceo: non è al momento prevista un’edizione cartacea
Link per l'acquisto su Amazon: Sinossi:
New York, fine 1800.
Quando il famoso architetto Edward Lowell diventa improvvisamente tutore della
nipote di 4 anni, rimasta orfana, la vita che conosceva viene messa sottosopra.
Sua nipote è disperata ma quando vede una bambola nella vetrina di un negozio,
Ed scorge i primi segni di felicità negli occhi della piccola. Purtroppo la
bambola viene venduta prima che Edward possa comprarla, per cui si mette alla
ricerca della fabbricante di bambole sperando che lei possa aiutarlo a trovare
un modo per curare la sua giovane nipote.
Dall’autrice Jill Barnett,
più volte in vetta alle classifiche del New York Times e già pubblicata in
precedenza da Mondadori, ecco un incantevole racconto natalizio ancora inedito
in Italia.
Vi lascio anche un estratto:
Fine 1800, New York City
Edward
Abbott Lowell fu nominato Uomo dell’Anno
dai quattrocento stimati membri del più esclusivo club per gentiluomini di New
York. Mentre attraversava la grande sala da ballo dello Union Club, stringendo
mani dopo il suo discorso di ringraziamento, Edward fu colpito dalla
stranissima sensazione che ci fosse qualcosa che non andava. Non con il club o
i suoi membri, ma con qualcos’altro, come se l’aria intorno a lui vibrasse
anche se non c’era nessun treno nei paraggi.
Pochi
minuti dopo, chiuse la porta dietro di lui. Prima di voltarsi e andarsene, guardò
la stanza affollata attraverso l’elegante vetrata delle porte che davano sulla
terrazza; il salone era pieno di gente in costosi cappotti sartoriali e
panciotti su misura, dalle tasche penzolavano molti orologi d’oro e diamanti,
una vera marea di baffi, pizzetti e capelli tirati indietro con la brillantina
così che tutti i cappelli a cilindro allineati sulle mensole del guardaroba si
sarebbero appoggiati sulla testa del proprietario alla giusta elegante
inclinazione.
Uomo dell’Anno – l’onorificenza più alta dello Union
Club… da non credere. Scosse la testa e si avviò verso la balaustra in pietra
che contornava la terrazza del terzo piano e dava sulla Quinta Strada.
Come
la maggior parte degli affari più importanti, il suo ultimo e più importante
progetto – quello che gli aveva fatto vincere il titolo di Uomo dell’Anno – il Grant Building, era stato negoziato e
confermato con una forte stretta di mano proprio in questo club pochi anni
prima. E gli ci erano voluti appena dieci anni di duro lavoro, e la grande
fortuna di essere selezionato tra gli allievi del Boston Tech per andare a
Chicago come pupillo del grande architetto William LaBaron Jenney, prova che
anche una scimmia cieca poteva trovare una nocciolina ogni tanto.
E
adesso aveva un sacco di noccioline… più di quante suo padre ne avesse perdute
nel grande crollo del mercato, più di quante il suo ricco nonno ne avesse
guadagnate in tutta la sua vita e il suo bisnonno prima di lui, e Ed aveva
appena ventinove anni.
Ma
stasera, prima di alzarsi da tavola per andare sul podio, si era sentito di
nuovo quel ragazzino, con i nervi tesi, con la sensazione di non essere a suo
agio nei suoi stessi panni. Era tornato
con la memoria a quel primo giorno di college, appena due giorni dopo il suo
sedicesimo compleanno, quando – da novellino qual era – era entrato timidamente
nell’edificio del Back Bay – un edificio che rappresentava le possibilità di
tutto ciò che aveva sempre desiderato. Era questo che rappresentava per lui
questa serata – il culmine di tutte quelle fantastiche possibilità.
Molto carino, cosa ne dite?
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