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Ilaria Vecchietti, autrice del racconto "L'ultima chance...", e dei romanzi fantasy "La Libertà figlia del Diavolo", "L'Isola dei Demoni" e "L'Imperatrice della Tredicesima Terra". E altri racconti pubblicati in raccolte.

mercoledì 18 marzo 2020

Segnalazione: Come fronda in ramo Forme e modelli della varietà nell’Italia dei volgari di Giuseppe Polimeni

Segnalazione:
Come fronda in ramo
Forme e modelli della varietà nell’Italia dei volgari
di
Giuseppe Polimeni



Buongiorno lettori,
oggi vi segnalo il saggio: "Come fronda in ramo - Forme e modelli della varietà nell’Italia dei volgari" di Giuseppe Polimeni, edito Biblion Edizioni.


Biografia:
Giuseppe Polimeni, insegna Linguistica italiana e Storia della lingua italiana presso l’Università degli Studi di Milano. Si è occupato di storia della formazione linguistica tra Ottocento e Novecento, tema a cui sono dedicati La similitudine perfetta. La prosa di Manzoni nella scuola italiana dell’Ottocento (2011), Una di lingua, una di scuola. Imparare l’italiano dopo l’Unità. Testi autori documenti (2012) e Il troppo e il vano. Percorsi di formazione linguistica nel secondo Ottocento (2014). Con Silvia Morgana e Massimo Prada dirigela rivista “Italiano LinguaDue”.





Genere: saggio
Editore: Biblion Edizioni
Data di pubblicazione: luglio 2019
Numero pagine: 342
Prezzo cartaceo: 22,00€
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Sinossi:
«l’uso d’i mortali è come fronda in ramo, che sen va e altra vene» (Dante Alighieri, Paradiso, XXVI)
Attraverso questa allegoria, che riprende un’immagine di Orazio, Dante esplicita la sua riflessione sulle dinamiche del mutamento delle lingue, sviluppando l’idea che il fondamento della lingua persiste, anche se cambiano profondamente le manifestazioni evidenti, in relazione al gusto e alle vicende culturali. Biblion edizioni pubblica Come fronda in ramo, una raccolta di saggi che, muovendo dall’immagine della vita cangiante della fronda, affrontano alcuni momenti della storia dei volgari d’Italia tra XIII e XVI secolo; in primo luogo, viene indagata l’esperienza di un’area che ha per centro Milano, nel processo di transizione della scrittura in latino a quella in volgare e nella complessa fase di elaborazione dell’espressività poetica. Il tema del volgarizzamento duecentesco delle retoriche classiche, poi, costituisce il punto di partenza di un’indagine sulla formazione del linguaggio poetico nel secolo XIII, con particolare attenzione alla funzione del dictator e, indirettamente, alla figura del notaio. Il percorso di codificazione del canone nel Cinquecento, infine, è osservato nei casi esemplari di Giovan Francesco Fortunio e di Matteo Bandello, che, “mettendo in scena” il Bembo in una delle sue più note novelle, discute, indirettamente, il canone proposto dalle Prose della volgar lingua. 


Cosa ne pensate?
Sembra interessante.

Buona lettura!

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