I RAMI DEL TEMPO
di
LUCA ROSSI
Genere: romanzo fantasy / fantascienza
Edizione: self-publishing (2014)
Buongiorno lettori,
la recensione
di oggi riguarda un breve romanzo (ma molto intenso) inviatomi dallo stesso
autore (che ringrazio ancora, sia per avermi fatto partecipe di questa
incredibile storia e sia per la meravigliosa dedica).
I Rami del
Tempo (volume I, in
quanto è il primo di una serie) narra le avventure di diversi personaggi, che
si svolgono su due distinte isole e siccome avvengono parallelamente farò un
riassunto distinto per cercare di non confondervi (anche perché, nonostante sia
un romanzo breve, racchiude molti avvenimenti, che si susseguono uno dopo
l’altro, quasi togliendo il respiro al lettore).
Innanzitutto
conosciamo Bashinoir, sua moglie Lil e la sacerdotessa Miril, unici
sopravvissuti a seguito di una misteriosa e letale pioggia di schegge (non
meglio identificate), che durante un matrimonio uccide tutti gli abitanti
dell’isola di Turios.
Lil
intraprende a sua volta il noviziato per diventare sacerdotessa, poiché per
mantenere i vari incantesimi di protezione sono sempre stati necessari almeno due
sacerdoti. Questo porta un avvicinamento delle due donne, e al contempo
l’allontanamento di Bashinor, che comincia a nutrire dei dubbi sulla bontà
della sacerdotessa.
Sull’isola di
Isk, il dispotico e viziato sovrano Beanor vuole a tutti i costi
distruggere la barriera che impedisce alla sua gente di lasciare quella
terra gelida. A seguito del fallimento del mago Aldin, il suo predecessore
viene liberato dalla prigione al fine di addestrare il giovane apprendista
Ilis.
Le due trame
all’inizio appaiono distinte tra loro, ma dopo alcuni capitoli cominciano a
intrecciarsi. Chi ha scatenato la pioggia di schegge? Cosa faranno i tre
sopravvissuti? Chi e perché ha creato la
barriera che confina gli abitanti di Isk? A quali tradimenti e giochi di potere
si assiste?
Un romanzo
piacevole, originale, avvincente, pieno di misteri, magia e colpi di scena, uno
più sbalorditivo dell’altro. La narrazione è coinvolgente già dalle prime
righe, anche perché ci si ritrova subito coinvolti nella pioggia di schegge. Lo
stile è fluido e semplice, ma molto curato (anche le scene più hot ed
esplicite non sono mai volgari). Un romanzo che si legge in poco tempo, sia per
la brevità dei capitoli e sia per la curiosità che l’autore ha creato di volta
in volta.
Ma volete
sapere la vera definizione per questo romanzo? Una storia senza tempo!
Prima di
tutto perché l’autore non specifica in che epoca siamo: dalle descrizioni si
potrebbe pensare a una sorta di Medioevo fantasy / epico, ma alcuni dettagli
letti con molta attenzione (che all’inizio sembravano stonare perché non avevo
ancora ben compreso la trama) portano a un periodo parecchio recente, per non
dire nel futuro!
Scelta molto
azzeccata poiché il punto centrale della trama è proprio il Tempo.
Infatti Luca Rossi lo paragona a una pianta, che crescendo sviluppa diversi
rami e quindi molteplici linee temporali, ma solo un ramo diventa
realtà, gli altri sono solo possibilità in quanto non hanno forza
sufficiente per diventare reali, di conseguenza si seccano e cadono. Un’idea a
mio parere meravigliosa ed estremamente originale, che mi ha lasciato davvero
senza parole e il modo in cui viene descritta è così realistica che ci si
domanda se davvero non avvenga così.
Come potente
quindi immaginare, la storia narrata mescola passato, presente e futuro, grazie
alla magia che permette viaggi nel tempo. In questo volume però non si assiste
chiaramente a questi prodigi (se non nel finale), ma si intuisce nel corso dei
vari capitoli.
I misteri
infatti vengono svelati poco alla volta, con un colpo di scena uno dopo
l’altro, in quanto sin dal principio non si conosce niente dei personaggi, del
luogo in cui vivono, del loro passato, assistendo come ho detto immediatamente
alla tragedia della pioggia di schegge. Questi misteri però tengono viva
l’attenzione del lettore che, senza accorgersene, continua a leggere per
arrivare alla verità.
Uno dopo
l’altro si fa la conoscenza dei vari personaggi (alcuni a mio avviso hanno nomi
troppo simili – ad esempio Ilis e Ili – che almeno a me all’inizio hanno
confuso), tutti descritti molto dettagliatamente e nel corso dei capitoli si
scopre la loro vita (anche passata), ma ciò che non ho compreso di loro è chi
siano i buoni e chi i cattivi. (attenzione
perché qui di seguito rivelo alcuni dettagli dei personaggi, se non volete sapere saltate la parte evidenziata) Re
Beanor sembra il classico re malvagio e prepotente, e se il suo popolo è
destinato a rimanere su quell’isola a causa di una barriera magica ci sarà un
motivo (che tuttavia non viene svelato), ma sarà davvero il cattivo
della situazione? E ancora, con tutti gli incantesimi di protezione di cui
vanta l’isola di Turios perché non hanno funzionato contro la pioggia di
schegge? Che c’entri la sacerdotessa Miril? Che non sia poi così buona come
sembrerebbe? Spero che le mie domande abbiano una risposta con il secondo
capitolo.
Se proprio devo trovargli un difetto, ma questo è un mio personale parere, è la brevità dei capitoli. Le scene
descritte molto velocemente mettono addosso quasi ansia, come se si dovesse
raggiungere presto la fine, avrei preferito che fossero narrate con più
lentezza, aggiungendo vari dettagli, come la descrizione della pioggia di
schegge, ma com’erano queste schegge? E come vivono i vari personaggi su
entrambe le isole? Sono semplici contadini e artigiani? O anche, come si
vestono? Ancora, quando Lil comincia a studiare per diventare sacerdotessa non
si fa nessun accenno a cosa debba fare: leggere libri? Imparare
incantesimi? Meditazione? O altro? Mi sarebbe piaciuto alcuni capitoli
riguardanti proprio la sua formazione.
In ogni caso è
un bellissimo romanzo che consiglio a tutti… e non vedo l’ora di iniziare il seguito!
Buona lettura!
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